A) Introduzione – di Eugenia Romanelli, fondatore
di Bazar
1.1. BAZAR STORY
Bazar è un magazine mensile di cultura e intrattenimento
intelligente nato sul web nell’aprile 2004 (www.bazarweb.info)
editato dalla società di comunicazione ACT!.
Nel giro di pochi mesi intorno al magazine si è formato
un movimento: persone diverse con gusti, idee, affetti, valori,
esperienze diverse si sono spontaneamente affiancate al team
Bazar offrendo nuovi contributi e mettendo il proprio talento
e parte del proprio tempo a disposizione del magazine.
Anche intellettuali, artisti e vip hanno cominciato a scrivere
per Bazar con il desiderio di aiutare a crescere e sviluppare
quello che ritenevano essere un nuovo fermento capace di rigenerazione
culturale del tessuto sociale contemporaneo.
Tante forze in campo hanno prodotto una maggiore prestanza
e presenza, non solo mediatica, e hanno trasformato il magazine
da fenomeno di nicchia a movimento condiviso.
Il movimento culturale ha preso lo stesso nome del magazine,
Bazar, perché proprio attraverso l’“intrattenimento
intelligente” offerto dal magazine, ha potuto sviluppare
il fortunato concetto di “autoeducazione”.
Per “intrattenimento intelligente” infatti Bazar
intende una fruizione del tempo libero basata su una scelta
critica tra le offerte di intrattenimento disponibili e su
un percorso attivo alla ricerca della soddisfazione del proprio
gusto, desiderio e bisogno, intellettuali e esperienziali.
Con “autoeducazione” Bazar mette in risalto la
capacità dell’individuo fisicamente e intellettualmente
libero di procacciarsi autonomamente sostentamento per crescere
e svilupparsi nel corpo e nella mente. Per Bazar tale sostentamento
è la cultura, intesa come qualsiasi forma di espressione
ripetuta da parte di un gruppo sociale: cinema, libri, teatri,
mostre e musei, corsi, associazioni, web communityes, shopping,
sport, clubbing e locali, musica, cibo, etc. Appunto “intrattenimento”.
I concetti di “intrattenimento intelligente” e
“autoeducazione” saranno riassunti nella parola
di “edutainment” (education+intertainment).
Attraverso collaborazioni tentacolari sparse in Italia e
Europa (ma anche con regolari corrispondenze da Stati Uniti,
Africa, Asia) Bazar cerca luoghi e ambienti dove si esprimano
le avanguardie e le tendenze culturali per diffondere una
cultura GLOCAL (globale+locale), cioè un atteggiamento
curioso del nuovo ma rispettoso delle identità.
Ciò che motiva tale sforzo esplorativo e finanziario
di Bazar è l’amore nella sua altissima forma
che è il desiderio di conoscenza, di evoluzione, di
educazione: poiché Bazar crede nella continua possibilità
di rigenerazione e ossigenazione del sé e del tessuto
sociale, nella capacità naturale di ogni gruppo o comunità
di evacuare gli agenti tossici e inquinanti, di riassorbire
formazioni cistiche e di riabilitare zone devitalizzate.
Il contributo di Bazar a questo percorso di crescita individuale
(intima) e collettiva (politica) è agito attraverso
il proteggere, promuovere e rendere visibile le varie forme
di cultura libera (periferica, giovanile, povera) o ricontestualizzando
tendenze già affermate.
Per fare questo Bazar si impegna a offrire un intrattenimento
extra ordinario, basato sulla qualità e sulla varietà
della selezione degli appuntamenti, e si assume la responsabilità
di guida per condurre tutti coloro che, con criterio e autonomia,
desiderano divertirsi crescendo e crescere divertendosi. Nel
rispetto di:
-Una cultura libera da logiche di mercato o di potere
-Una cultura accessibile a tutti e per colmare il divario
tra chi sa e chi non sa
-Una cultura mista, fatta di centri e periferie, di studiosi
e artigiani, professionisti e amatori, integrati e disintegrati,
vincenti e vinti, stranieri vicini o lontani
-La libertà di espressione, artistica e informativa,
nel rispetto del gusto e della verità
-La libertà di acquisto, scegliendo cosa comprare o
cosa non comprare
-La libera espressione della propria identità (politica,
religiosa, etnica, filosofica, sessuale, etc) e per la libera
affermazione della propria diversità
-Libertà di movimento, in open source (risorse condivise)
e nel copy left (libero da copy right): per la possibilità
di circolare e far circolare, per la condivisione dei contributi
di ognuno
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1.2. COMUNICARE SEMPRE: IL METODO DI COMUNICAZIONE CREATIVA
BAZAR
Se comunicare è una atto involontario e presente ogni
volta che c’è identità quindi presenza,
significa che si comunica sempre.
Attraverso l’osservazione della speciale intensità
del feedback agli stimoli multimodali prodotti dalle varie
attività del movimento culturale e dalle rubriche del
magazine, Bazar ha fondato un Metodo di comunicazione attualmente
insegnamento stabile alla Facoltà di Scienze della
Comunicazione de La Sapienza (Roma). Tale Metodo rende scientifici
(dunque quantificabili, misurabili, trasmissibili e clonabili)
gli effetti, in principio osservati solo espererienzialmente,
della comunicazione multimodale in stile Bazar.
Il Metodo insegna a gestire la relazione comunicazionale senza
tradire la propria personalità, il proprio carattere,
la spontaneità del vivere e dell’essere, e rispettando
la natura dell’interlocutore, degli ambienti e dei contesti.
Infatti, come il movimento culturale, anche il Metodo mette
al centro della sua formula la persona umana come serbatoio
(prezioso nella sua unicità) di esperienza e conoscenza,
archivio e banca dati per ogni atto di esistenza, dunque anche
di comunicazione. E mettendo alla base di ogni azione individuale
(che necessariamente è inserita in un contesto relazionale,
privato o intersociale) il rispetto di tutto ciò che
è esterno al sé (“ambienti” di varia
natura), fa della non-manipolabilità degli altri un
elemento fondante anche nella strategia comunicativa (NB:
attivare una comunicazione spontanea in contesti non manipolabili
non significa esternare stati d’animo complessi in modo
improvvisato, disordinato e incontrollato, piuttosto imparare
a conoscere, gestire e utilizzare le proprie peculiarità
caratteriali all’interno della relazione comunicativa
fino a farne uno stile).
Mettendo al centro di un metodo scientifico la persona umana
e il suo habitat, Bazar si trova a ridiscutere e ricontestualizzare
molti rapporti gerarchici. Per esempio quello di docente/discente,
norma/trasgressione, sapiente/ignorante, fino al concetto
stesso di cultura. Infatti, da un punto di vista di strategia
comunicazionale, rispettare l’interlocutore nella sua
essenza e unicità (capacità critica, gusti,
etc) significa non considerarlo un “target” (=compratore)
da convincere, cui rivolgere in maniera sexy un quid culturale
già concluso e definito (detenuto da pochi e/letti).
Significa piuttosto com/prenderlo, se/durlo, dia/logarlo,
ossia coinvolgerlo nella creazione della relazione comunicativa,
condividendo in trasparenza le strategie adottate. Per questo
diciamo che Bazar non comunica “a” qualcuno ma
“con” qualcuno e che la cultura è opensource,
contaminazione, promiscuità, esperienza di relazione
(viaggio).
In conclusione, alla base del Metodo Bazar sta la convinzione
che non si può sapere nel dettaglio cosa si comunica
finché non lo si comunica, e per questo motivo l’intero
Metodo si basa su strategie di gestione dell’improvvisazione.
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1.3. APPLICAZIONI PRATICHE
1.3.a. Comunicare con l’arte
Bazar ospita sul sito “smART, art à porter”,
una delle prime web art gallery italiane, curata dal critico
Luca Beatrice. Se l’arte è il mezzo espressivo
per eccellenza in quanto rappresenta moti e passioni dell’animo
umano, estenderne l’utilizzo quanto più possibile
non può che potenziare le capacità comunicative
di un gruppo sociale e dei suoi individui.
Bazar intende contribuire a un processo di condivisione dei
processi creativi che ridiscutano mappature e collocazioni
che vedono divisi gli artisti dai fruitori.
Attraverso l’esperienza dell’art-shopping di Luca
Beatrice, e cioè la vendita di multipli d’autore
a basso costo (150 euro), si ricontestualizza l’arte
democratizzandola e, avvicinandola alle masse e sottraendola
dagli ambienti esclusivi, si trasforma da esperienza elitaria
a pop.
L’idea su cui di basa tale strategia culturale è
quella di contaminare l’arte con la gente e la gente
con l’arte nella convinzione che il gusto educa alla
vita e la vita al gusto.
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1.3.b. Comunicare con le immagini
Secondo il Metodo Bazar, anche le immagini veicolano significati.
Per questo il direttore artistico di Bazar, Mara Codalli,
lavora sugli high-texts, ossia sulle immagini come testo.
Lo stile grafico di Bazar (Bazar style) si basa su contributi
multimodali, cioè recuperati da ambienti creativi che
di solito non collaborano tra loro (arte, design, scienza,
tecnologia, fotografia, grafica, artigianato, matematica,
bricolage, puzzle…) permettendo spostamenti evolutivi.
I concetti basic del Bazar style sono: il contrasto (l’impatto
visivo come contenuto provocatorio), il mix (multidisciplinarietà),
opensource (condivisione dei processi creativi), nomadismo
culturale (fluttuare attraverso ambienti diversi).
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1.3.c. Comunicare per facilitare
Avere un figlio, studiare, lavorare, usare un mezzo di trasporto,
fare il militare, avere una casa, avere una famiglia, pagare
le tasse,
andare all’estero, vivere in salute, fare sport, vivere
l’ambiente,
fare/subire una denuncia, vivere tempo libero e cultura, aiutare
gli altri, andare in pensione… Questi sono i temi con
cui i piani nazionali di sviluppo dei servizi al/la cittadino/a
intendono di solito basare la propria piattaforma. Spesso
il linguaggio usato non riesce a raggiungere il target più
ampio per eccellenza, ossia la cittadinanza. Il risultato
è che servizi anche efficienti non vengono utilizzati.
Come spiegano due dei quattro editori di Bazar, Roberta Fabrizi
e Oreste Salvaggio nel loro saggio, il Metodo Bazar utilizza
una strategia di identificazione con l’utente che permette
l’utilizzo di un linguaggio decodificabile sempre, che
riduca il gap del (digital) divide, ossia il divario tra chi
sa e chi non sa: facilitando gli utenti nella comprensione
di un messaggio, nell’accesso alle fonti informative,
nel superamento delle barriere culturali ed interpretative
del potenziale intrinseco di un messaggio, nella comprensione
e condivisione dei presupposti di contenuto e di forma.
Ma anche facilitazione tecnologica, facilitazione nella individuazione
della componente etica della comunicazione, facilitazione
nella relazione tra contenuti e facilitazione nella localizzazione
del messaggio.
Il Metodo Bazar cavalca un nuovo concetto di personalizzazione
delle modalità di raggiungimento dell’interlocutore
nella constatazione che l’interdipendenza tra contenuti
e mezzi della comunicazione risulta essere un elemento vitalizzante
del nostro tempo. E lo fa utilizzando un modello comunicativo
contaminato (linguaggi misti reale-virtuale), aggiornato ma
democratico, esportabile anche nella comunicazione business
e d’impresa.
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1.3.d. Comunicare on web
Attraverso un fortunato incontro con tre giovani professionisti
dell’IT -Information Technology- (OpenT srl), cui Bazar
ha affidato in esclusiva il web engineering del portale, il
movimento culturale si espande tentacolarizzandosi verso nuovi
livelli di identità, e ricontestualizza l’IT
da pura produttività e servizio misurabili, a bussola
che ri-orienta il nostro ambiente sociale fondendo in una
esperienza unica e complessa arte, design, scienza, ingegneria,
educazione, business, passioni…
L’intenzione è di aiutare a far nascere nuovi
codici, nuove modalità espressive che siano ipertestuali,
multimodali, interazionali, insomma sistemi misti, aperti
a tutte le differenze.
Bazar diventa spazio-ospite di una nuova dimensione del vivere
e del progettare e di un nuovo ambiente di sperimentazione,
ma non elitario, anzi, al contrario, contaminante e invasivo
di realtà anche molto distanti tra loro, comprendendo
il pop e le periferie..
Mettendo insieme tecnologie e contenuti che non hanno mai
interagito prima, il progetto Bazar-OpenT mira a creare una
avanguardia stilistico-contenutistica basata sull’espansione
delle attuali e comuni pratiche creative nella convinzione
che estendendo il range espressivo e l’accesso alle
modalità di produzione creativa, si aumentano le possibilità
di fruizione e condivisione (opere interattive sul Web, mostre
multimediali, supporti tecnologici alla fruizione di contenuti
musicali, community allargate, etc), e la tecnologia diventa
veicolo diffusivo, un partner nel processo creativo e comunicativo.
Se considerare la tecnologia romanticamente (invece che strumento,
pratica creativa) significa farne una occasione evolutiva,
la rete che la supporta ne diventa parte inseparabile: computer
science umanizzata e creatività virtualizzata in un
processo autorale collettivo e condiviso (inter-creatività).
Insomma, una mutua co-evoluzione. Un contatto sorprendente.
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1.3.e. Comunicare con gli eventi
Se è vero che per il solo fatto di esistere si comunica
sempre allora poco può essere più impattante
di un evento di entertainment. Per questo Bazar ha previsto
un ufficio di event management che crea episodi di intrattenimento
secondo il Metodo Bazar.
Un evento Bazar style risponde a una serie di caratteristiche
connotate da contaminazione, apertura, nomadismo:
-Decontestualizzazione e ricontestualizzazione: un atleta
che si esibisce a teatro, un cantante in cattedra, uno scrittore
che presenta un libro in uno stadio, un pittore che espone
per strada, un writer che spruzza in tv, etc
-Conduzione dell’evento con la tecnica dell’improvvisazione
gestita
-Apertura degli spazi (porte aperte, ingressi gratuiti, pubblico
in scena e attori tra il pubblico, etc)
-Interazione col pubblico
-Mobilità delle scene
-Più eventi insieme
-Accostamento di artisti diversi (vip/sconosciuti, arte povera/colta,
performance classica/d’avanguardia, etc)
-Assenza tematiche politico-ideologiche
-Personale Bazar non professionista dell’entertaiment
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1.3.f. Comunicare con un linguaggio: testi e parole
I saggi di Romanelli e Risi, direttori del magazine Bazar,
analizzano l’uso delle parole e dei testi secondo la
comunicazione con il Metodo Bazar.
Se il testo è visto come terreno di confronto, un luogo
di incontro, una occasione per godere e pensare, perché
ciò avvenga è necessario che la lingua scritta
sia, oltre che chiara e diretta, anche spontanea (calda).
Il Metodo insegna le tecniche per rendere un testo caldo a
partire dal concetto che in genere l’ipertermia nasce
da un incontro (ipercinesi da emozione) o da una relazione
(da sfregamento).
Testi caldi sono dunque composizioni polifoniche, collage
di personalità e stili, capacità espressive
chiaroscurali, mix di intonazioni.
Il magazine Bazar offre l’esemplificazione massima del
testo caldo in quanto è interamente redatto secondo
il Metodo Bazar: un linguaggio collettivo e pluralista, confezionato
in open sources, non normalizzato, personalizzato e personalizzante,
e editato secondo un principio di serendipity (sensibilità).
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1.3.g. Comunicare con uno stile: il Bazar style
Cristiana scoppa, responsabile comunicazione di Bazar, è
il tutor dello stile che caratterizza ogni campagna e ogni
comunicazione Bazar. Infatti il Bazar Style si applica anche
al lavoro della confezione di campagne di comunicazione o
di ufficio stampa per clienti privati o pubblici, in quanto
si tratta di un vero e proprio brand della comunicazione d’autore,
capitalizzato e competitivo.
Il Bazar style non crea campagne sartoriali, cioè piegandosi
alle esigenze del cliente, ma interpreta tali esigenze traducendole
nello stile Bazar. L’apprendimento dello Style Bazar
si basa su due parti:
1) Apprendimento di alcune regole standard della comunicazione
giornalistica e di pubbliche relazioni selezionate dai comunicatori
dello staff di Bazar
2) Individuazione della personalità del comunicatore,
costruzione guidata del suo stile personale, esercizi di gestione
della personalità nella relazione comunicativa
3) Ricontestualizzazione delle regole standard e accenni di
tras/gressione (=andare oltre, pro/cedere, crescere) in base
all’apporto dello stile della persona
4) Il Bazar Style applicato a: come rivolgersi ai giornalisti,
costruzione di un indirizzario smart e un database, gestione
tempi, confezione di newsletter, promozione su stampa, radio,
tv, promozione di imprese, prodotti, servizi, eventi, rassegna
stampa, il face to face e p.r.
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1.4. QUALIFICHE D’INGRESSO E OBIETTIVI
Il Metodo Bazar riguarda dunque la valorizzazione del patrimonio
privato del comunicatore (percorsi personali di crescita emotiva,
affettiva, identitaria) come elemento qualificante della gestione
scientifica del processo della relazione comunicativa.
Se ricontestualizzare gli aspetti tecnici degli standard
dell’informazione scritta, verbale e multimediale con
i contributi personali dell’addetto alla comunicazione
significa promuovere
l’apporto emotivo e sentimentale nella strategia strettamente
professionalizzata del mestiere e dell’atto del comunicare,
è necessario avere una dimestichezza naturale con il
proprio carattere per poter individuare quelle peculiarità
su cui costruire uno stile personale che sia griffe unica.
L’obiettivo del Metodo Bazar è il miglioramento
della qualità della vita relazionale a tutti i livelli
(dal personale al professionale) e la formazione di una nuova
classe di professionisti della comunicazione con caratteristiche
non clonabili e quindi competitive sul mercato.
Il Metodo Bazar viene praticato in uno speciale Laboratorio
di Comunicazione Creativa a persone, di qualsiasi provenienza
e formazione, che vogliano diventare addetti alla comunicazione
o che vogliano acquisire capacità gestionali in una
qualsiasi relazione comunicativa, privata o professionale.
Per sostenere il Laboratorio, sono richieste le seguenti qualifiche
di ingresso:
-Conoscenza della propria personalità o capacità/disponibilità
a tale indagine, o capacità naturale di indagine del
sé profondo
-Flessibilità caratteriale
-Curiosità intellettuale, umana e esperienziale
-Disponibilità al cambiamento
-Assenza di atteggiamenti militanti e/o ideologici
-Disponibilità al confronto
-Capacità di sostenere la competizione
-Apertura verso gli altri e l’esterno
-Capacità di affrontare imprevisti e cambiamenti repentini
delle situazioni (capacità di improvvisazione)
- Desiderio di nuove esperienze
-Coraggio
Il processo di formazione avviene attraverso:
-Apprendimento di alcune regole standard della scrittura
giornalistica selezionate dai giornalisti dello staff di Bazar
-Apprendimento di alcune regole standard della scrittura creativa
selezionate dagli scrittori dello staff di Bazar
-Ricontestualizzazione delle regole standard dall’ambito
normativo-condiviso a quello creativo-personalizzato e contaminazione
tra registri giornalistico-informativo e registri creativo-narrativi
-Individuazione dei tratti caratterizzanti della propria personalità
-Creazione di uno stile personale unico
-Gestione della spontaneità e consapevolezza come stile
-Applicazioni multimodali del proprio stile
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B) INTRODUZIONE DI MARIO MORCELLINI, Preside della
Facoltà di Scienze della Comunicazione, La Sapienza,
Roma
La comunicazione ri-creativa
Sappiamo tutti che esistono diverse tipologie di libri.
Tanto per cominciare, due sono i modelli di testo che vengono
in mente come altrettanti lati della medaglia della lettura:
da un lato, ci sono saggi scientifici ricchi di informazioni,
ma spesso poco accattivanti, e dall’altro, romanzi avvincenti
ma per vocazione non informativi.
Tra queste due tipologie, si intravede una gamma ampia di
possibilità di mediazione. In un punto di questa galassia,
poi, c'è questo libro di Eugenia Romanelli, un’eccezione
che fonde creatività e informazione - nella forma e
nei contenuti - costruendo un binomio fecondo all’interno
di un manuale che descrive un’innovativa proposta di
comunicazione creativa.
Il titolo è il primo motivo per apprezzarlo. Non associa,
infatti, la parola creatività a quella di arte o pubblicità,
come avviene spesso, ma a quella di comunicazione, il più
ampio contenitore che include una molteplicità di fenomeni.
L’associazione chiamata in causa sin dalle prime pagine
del testo è evidente, perché la creatività
è di tutti, per tutti, è un’attività
tipicamente umana, come la comunicazione.
Il rapporto tra le due, però, non si ferma a questo
primo livello di relazione, ma si sposta verso il ruolo giocato
dall’immaginario nella società dell’informazione
e della conoscenza. Lo sviluppo della creatività è,
infatti, un’esigenza sociale in tutte le situazioni
storiche di crisi e passaggio. Oggi è chiara la difficoltà
di dipingere, tramite necessari concetti e cognizioni innovative,
la trasformazione della società da industriale a post-industriale,
da moderna a post-moderna, da quella dell’informazione
a quella della conoscenza. Il cambiamento in atto, in gran
parte dovuto all’impatto delle tecnologie della comunicazione,
può apparire, a seconda degli occhiali con cui lo si
guarda, come caotico e burrascoso, o pacifico e stimolante.
Poiché uno dei fattori centrali in un sistema in mutamento,
così chiaramente legato all’informazione e alla
circolazione di conoscenza, risiede nella capacità
di sviluppo dell’immaginario collettivo, il rapporto
tra creatività e comunicazione è evidente, oltre
che necessario.
Entrambe possono essere considerate fattori decisivi e sinergici,
sia riguardo alle nuove metodologie di apprendimento delle
relazioni e di scoperta del mondo che nell’ambito della
crescita sociale ed economica.
Poiché poi la relazione che intercorre tra pratiche
creative e tecnologie dell'informazione poggia le sue fondamenta
sull'uso di strumenti, comprendere la creatività come
elemento umano necessario alle “capacità digitali”
significa cogliere l’importanza della conoscenza e delle
competenze relative all'utilizzo di tali media. A pensarci
bene, la forza della tecnologia è quella di estendere
le modalità espressive e di produzione creativa, ma
anche di aumentare indubbiamente le possibilità di
fruizione. Basti pensare agli art-works digitali, alle opere
interattive sul Web, alle mostre multimediali, alle diverse
forme di ascolto musicale. Le tecnologie dell'informazione
supportano quindi le pratiche creative nel design e nelle
arti, nella scienza e nell'ingegneria, nell'educazione e nel
business, favorendo la produzione di nuovi codici e modalità
espressive.
E’ una ibridazione rintracciabile nei linguaggi di ogni
giorno: computer graphics, design, videogames, computer music,
fotografia e video digitale, ipertesti e ambienti virtuali.
Gli aspetti positivi di questa “commistione” derivano
da componenti economiche, sociali, politiche e culturali che
si combinano in un’evoluzione che invade spazi e identità
periferiche.
Esiste, infine, un ulteriore livello di relazione tra creatività
e comunicazione, legato alla percezione della tecnologia non
come una scatola nera impenetrabile, interposta tra un'astratta
concezione della creatività e le sue applicazioni,
ma come una pratica creativa e “ri-creativa”.
In fondo, se guardiamo alla comunicazione nell’ottica
della Teoria dell'Informazione, la forza di un messaggio è
tanto più intensa quanto maggiore è il suo tasso
di imprevedibilità. Non a caso in questo libro si parla
dello stretto e sfaccettato rapporto tra comunicazione e creatività.
E se ne parla efficacemente, in un rimando continuo tra informazioni
che definiscono la saggezza, l’utilità e la profondità
del manuale, e narrazioni che gli regalano, invece, umanità
e stimolano la vicinanza psicologica tra autore e lettori.
Del resto, un libro di Eugenia Romanelli non può che
essere funambolico, in bilico tra teoria e considerazioni
pratiche, tra cultura e aneddotica, tra pratica della comunicazione
e passione per la creatività. È un mosaico nel
quale ogni tessera ha un colore diverso. Tutte, alla fine,
compongono un quadro che ha un nome unificante: armonia.
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