Bolivia!
Dall'Argentina si passa la frontiera boliviana, attraversando un ponte a piedi, con tanto di zaini, valige e pacchi vari secondo l'obiettivo del viaggio.
Ci si ritrova in mezzo a una fila di gente, che in molti casi passa su questo ponte due volte al giorno trasportando merce comprata a poco prezzo, da rivendere almeno al doppio nei mercatini argentini, molto più visitati dai turisti rispetto a quelli boliviani.
Su 8 milioni di abitanti, 6 milioni sono «indios» e tre sono le lingue ufficiali: lo spagnolo, l'aymara (parlato nella parte nord) e il quechua (parlato nella parte sud). Dal paesino di Villazon, passato il ponte, partono gli autobus per varie destinazioni attraverso il paese. Bisogna essere pazienti e saper aspettare a volte tante ore prima di trovare posto e pensare a coprirsi bene perché una volta il sole scomparso, cala un freddo agghiacciante. Si vedono spesso i passeggeri salire sugli autobus con chili di coperte e maglioni di lana che man mano che si fa tardi nella notte, vengono tirati fuori. Così dopo una decina di ore agitate su strade poco o per niente asfaltate si arriva, per esempio, a Potosi.
A + di 4000 metri c'è Potosi
A un'altezza che supera i 4000 metri, Potosi è una città imperiale. Dopo aver assaporato ben 3 secoli di ricchezza intensa, questo antico riferimento del «nuovo mondo» è ormai relegata a una posizione molto modesta. In effetti, oggi figura tra le più povere del paese, ai piedi della montagna che prima le aveva procurato una gloria storica, il Cerro Rico. Il corpo del viaggiatore, e soprattutto la testa, risente subito l'altezza del luogo e il «soroche» (mal di altitudine) è una delle prove obbligatorie che deve superare il turista, poco abituato a starsene sulle cime. Aiuta a non sentire troppo la sensazione di pesantezza, sia masticare foglie di coca, vendute in sacchettini o in tisane, sia la «sorochi-pill» che si trova in farmacia, fatta apposta per alleviare il malessere ed evitare una permanenza a letto invece di percorrere le numerose salite della città, piene di monumenti impressionanti!
Circa una trentina di chiese e conventi, antiche case coloniali, rimangono come ferme nel tempo, in mezzo ad abitanti che spesso escono per strada a manifestare il loro scontento. Ultimamente, per esempio, si incrociavano manifestanti universitari con più di 6000 minatori che protestavano contro la nazionalizzazione delle mine. Poi dopo la sfilata di tamburi e proteste, la città torna a una calma quasi addormentata, in silenzio, per riprender vita solo di sera, quando le strade si riempiono di gente, uscita a fare compere al mercato, o di giovani venuti a scambiare quattro chiacchiere.
Le case coloniali
Passeggiate nelle stradine della città alla scoperta dei numerosi portoni e balconi delle case coloniali, la più antica è la Casa de laVicaria, situata dietro la cattedrale. Anche la Casa de las Recogidas è interessante da vedere, i pilastri del primo piano mostrano un'influenza evidente «mudejar», l'arte araba ereditata dagli spagnoli. I portoni illustrano l'horror vacui, questa paura del vuoto che caratterizza l'arte barocca.
Casa della Moneda, calle Quijarro, chiuso il lunedi. E' obbligatoria la visita guidata, di due ore circa, e quelle della signora Yolanda sono particolarmente complete. Si tratta del più grande edificio coloniale (12 500 m2) costruito dagli spagnoli sul continente americano. Già dal portone, si entra in un luogo dove ogni dettaglio è stato molto lavorato, e si attraversano i vari cortili scoprendo come si scolpivano le monete nel sedicesimo secolo, poco dopo la nascita di Potosi come città imperiale, controllate dai re cattolici di Spagna.
Terme di Tarapaya
A una mezz'oretta da Potosi non perdetevi le terme di Tarapaya, ci si va in taxi o in autobus dal mercato di Chuquimia chiedendo all'autista di farvi scendere all'inizio del sentiero di Tarapaya. In mezzo alle montagne, la laguna offre un'acqua che arriva a 35 gradi; si dice che l'Inca Mayta Capac venisse qui a farsi i bagni.
Per mangiare
Nel mercato centrale, calle Bolivar, fra Oruro e Bustillo, coloratissimo, pieno di frutta, piatti e prime colazioni a poco prezzo. Al primo piano si bevono le due bevande dolci a base di mais, l'Api e il Tojori, aromatizzate alla cannella e al garofano.
Lo Sky Room, edificio Matilde, calle Bolivar 701, all'ultimo piano, per meno di 2 euro vi propone un « almuerzo », (pranzo) regionale a base di maiale (pichanga e chacchu), anche se con l'altezza la digestione è più difficile! La vista è bellissima dai tetti della casa della Moneda.
Per uscire
El Barquito, calle Oruro, accanto all'albergo Jerusalem, un bar che esiste da più di sessant'anni, dove vanno molti locali, con un caminetto per riscaldarsi. Anche il Phisqua Warmis - che significa "le cinque donne" - ed è tenuto da 4 donne venute da diversi orizzonti. Molto bohémien, le sedie e i muri sono tutti di colori diversi e si sente buona musica in un ambiente rilassante. Calle Sucre, 56, aperto dal lunedi al sabato dalle 16 h in poi.
Per dormire
Casa de Huespedes Maria Victoria, calle Chuquisaca, 148, tel: (02)622 21 32, un'antica casa coloniale recentemente rinnovata, in pieno centro. Per meno di 7 euro troverete una stanza doppia con bagno e se le notti sono particolarmente fresche si possono chiedere borsette di acqua calda, invece del termosifone, che semplicemente, non c'è!