Cari bazarlettori, ecco a voi un (buon, ve lo assicuro) consiglio per andare dritti dritti in libreria. Quello di Mario Calabresi è un racconto lucido, composto e, paradossalmente, sereno della sua storia di figlio del commissario Calabresi, ucciso a sangue freddo sotto il portone di casa sua, mentre apriva la portiera della 500 blu di sua moglie il 17 maggio del 1972. Una morte legata a doppio nodo a quella di Giuseppe Pinelli, l'anarchico coinvolto nella strage di piazza Fontana e caduto dalla finestra dell'ufficio del commissario durane un interrogatorio. Luigi Calabresi -
si acccertò soltanto dopo la sua morte che in quel momento non si trovava in quella stanza - venne "processsato" da una campagna diffamatoria condotta da Lotta Continua e condannato a morte per ciò che era accaduto all'anarchico. In questo libro il figlio del commissario Calabresi ripercorre le tappe di quel periodo fino ad arrivare ai nostri giorni attraverso un'ottica a noi finora mai raccontata: la vita di una famiglia che ha perso un padre ma anche un marito, un figlio. Che vede passare davanti a sè un'infinità di ingiustizie, dimenticanze, soprusi, lasciando ampio spazio anche ai racconti e agli sfoghi di altri parenti vittime del terrorismo di quegli anni e di questi. Dall'omicidio di suo padre a
quello di Biagi e D'Antona.
"Spingendo la notte più in là", edizioni Mondadori strade blu, euro14,50