BAZAR SEGNALA
LA FINE DI ALICE – A. M. Homes (Minimum fax. 264 pp., 13,50)
C’è
un uomo maturo che racconta. Dalla prigione in cui sta scontando una
lunga condanna. Il suo tono è garbato, ironico, sottilmente doppio. Ci
parla della fascinazione che lo lega a una giovane donna. Lei gli scrive di essere irresistibilmente attratta da un ragazzino molto più giovane.
L’uomo vorrebbe fargli da mentore. Un po’ la influenza, un po’ lei gli
sfugge. E’ colto dal senso di impotenza, dato dalla segregazione.
Improvvisamente ci coglie di sorpresa, noi lettori, accusandoci di
essere come lui: “siamo tutti uomini innocenti. La nostra innocenza è il nostro crimine”. In fondo, quanti di noi potrebbero sottoscrivere che “tale è la natura del mio male, essere attratto da troppe cose”? E se il suo racconto non fosse altro che uno sproloquio mentale o un delirio onirico? Allora qual è stato il suo reato?
Se La fine di Alice fosse un film sarebbe vietato ai minori di 18 anni. Di più: incapperebbe nelle maglie della censura.
Infatti, a sequenze violentemente scabrose (l’incesto imposto al
protagonista dalla madre, gli episodi di pedofilia) si alternano quelle
scabrosamente violente (la sodomizzazione in carcere, il corpo fatto a
brandelli di una bambina). Ma i libri non sono vietati, quasi le parole
impresse sulle pagine non fossero capaci di impressionare in misura
uguale se non maggiore delle immagini che scorrono sullo schermo
cinematografico. Chissà, forse il lettore è considerato recettore più
attrezzato di strumenti critici rispetto allo spettatore. In ogni caso:
astenersi se a un libro chiedete mero intrattenimento, fortemente consigliato se considerate che la letteratura dovrebbe essere come un pugno nello stomaco.
Alla fine, comunque, la cosa più impressionante è la bravura di A. M. Homes.
Colonna sonora: NEIL YOUNG Prairie wind
TALENT SCOUTING
SANGUE MARCIO – Antonio Manzini (Fazi Editore. 192 pp., 12,50 euro)
E’ un dato di fatto: il noir
tira. Nel recente passato le vendite, oggi anche la critica e i lettori
più esigenti. E da qualche anno, tira anche quello italiano. Così è
tutt’altro che infrequente assistere a esordi in noir. Se poi uno di
mestiere fa lo sceneggiatore cinematografico – com’è il caso di Antonio Manzini,
che per sovrappiù è anche attore - facile immaginare che sappia
comporre un soggetto credibile, assemblandolo con un montaggio serrato
e dialoghi efficaci. Tutto vero. Infatti, Sangue marcio si legge d’un fiato.
Nonostante l’identità del serial killer si intuisca abbastanza presto.
Anzi: si divorano le pagine proprio attendendosi un colpo di scena che
smentisca l’evidenza.
Originale l’ambientazione: l’Aquila - “una
signora latifondista con la puzza sotto il naso, recita la parte della
persona schietta e sincera, ma ha parecchi cadaveri nell’armadio” – cittadina di 60.000 abitanti, in cui qualcuno uccide bionde 35 enni dopo averle “cucite”.
Massimo, il commissario incaricato dell’indagine, e suo fratello minore
Pietro, giornalista di nera, hanno un legame speciale dato dal
terribile passato: figli di un pedofilo - “il mostro delle Cinque Terre” - la cui cattura ha coinciso con la rovina della famiglia. Attraverso sesso, violenza, potere, collaudati strumenti di sopraffazione, la storia fila liscia verso l’epilogo. Ma… c’è un ma.
Che a tratti verrebbe voglia di saperne di più, che l’autore si
soffermasse a cuocere a dovere tutta quella carne messa al fuoco. Su
tutto il pezzo più prelibato: il mix di attrazione/repulsione tra
consanguinei e la relazione morbosa tra i due fratelli.
Colonna sonora: FRANZ FERDINAND You could have it so much better
PENSARE LEGGENDO
I CAVALLI DI CALIGOLA – Corrado Stajano (Garzanti. 264 pp., 14 euro)
Sommersi
come siamo da una moltitudine di notizie, strillate ogni giorno dai
telegiornali indipendentemente dal loro peso specifico, spesso
stentiamo a isolare i fatti salienti e metterli in sequenza. Eppure è
la condizione necessaria ad avere un quadro d’insieme. Si spiega così
l’impressione che fa leggere questo libro, raccolta di articoli di Corrado Stajano pubblicati su l’Unità da 3 anni a questa parte: un’Italia rovinosamente in caduta libera.
Bersaglio principale – ma non unico - Berlusconi, responsabile, con “leggi
ad personam che si propongono di cancellare le tracce della
corruzione”, di una “regressione della politica che ha inciso
sull’esistenza di molti provocando stanchezza, depressione, ripulsa”. Certo, l’impresa è stata facilitata dal “carattere
degli italiani raccontato nei secoli dai grandi scrittori, tra assenza
del senso dello Stato, mancanza di senso della società, familismo
amorale e lontananza tra comunità e istituzioni”. Per Stajano poi sbaglia “chi sostiene che lo scontro frontale non giova all’opposizione e fa invece il gioco di Berlusconi”. Anche perché “non
sarà facile, dopo, rimettere a posto leggi improvvide che riguardano
una società incrinata: scuola, giustizia, televisione pubblica, beni
culturali, sanità”. E speriamo a quest’elenco non si debba aggiungere la Costituzione.
Chi potrà allora “ricostruire il Paese degradato”? Stajano non ha dubbi: Romano Prodi. E “per ridar fiato ai suoi valori”,
l’esempio dell’eroe borghese Ambrosoli, l’eresia di Cesare Garboli, la
lezione di Manfredi figlio del giudice Borsellino.
Colonna sonora: BRIAN ENO Another day on earth
UPPER READERS
LA POSSIBILITA’ DI UN’ISOLA – Michel Houellebecq (Bompiani. 402 pp., 18 euro)
Michel Houellebecq è uno dei + interessanti scrittori in circolazione. Fin dai titoli dei suoi libri: Le particelle elementari, Estensione del dominio della lotta, Piattaforma e, oggi, La possibilità di un’isola. Che potrebbe essere parafrasato in La possibilità dell’esistenza. Infatti, i suoi romanzi sono lunghe interrogazioni sul senso del vivere.
Ironiche, provocatorie, ciniche, ma sincere. O almeno, di quella forma
di sincerità modificata allo scopo di illuminare come un tracciante la
verità: che fa mostra di sé solo per un attimo.
Non è tenero con il genere umano Houellebecq: “Se
l’uomo ride, se è l’unico nel regno animale a esibire questa atroce
deformazione facciale, è anche perché è l’unico che, superando
l’egoismo della natura animale, abbia raggiunto lo stadio infernale e
supremo della crudeltà”. Condannato a ridere di tutto, a
non prendere nulla sul serio – né il dolore individuale, né quello
universale della guerra – potrebbe riscattarsi con l’amore. Ma ogni
amore è destinato a fallire. Perché il corpo dell’uomo è mortale e, nel lasso di tempo che gli viene assegnato, “non vuole perdere nessuna occasione, lasciarsi sfuggire alcuna possibilità”. Questa è pressappoco la parabola che emerge dal diario di Daniel1, di professione comico dissacrante, che in virtù dell’enorme successo viene assoldato da una setta religiosa – gli Elehomiti
– che attraverso il suicidio universale e la clonazione intende
raggiungere l’immortalità. Alle pagine del diario – intrise di un
erotismo che sconfina spesso nella pornografia – si inframezzano i
commenti di Daniel24 e Daniel25, amorfi cloni che
non provano gioia né dolore. Sentimenti che la scrittura di Houellebecq
impone invece al lettore, gratificandolo dell’unico finale
possibile.
Colonna sonora: KANYE WEST Late registration
OLD FASHION
LA VISITATRICE – Maeve Brennan. (Rizzoli Bur. 112 pp., 7.20 euro)
Il
bello dei miracoli è che ogni tanto avvengono. Capita così che, nel
1997, qualcuno in un’università dell’Indiana, risistemando il lascito
di una casa editrice, scovi un dattiloscritto di Maeve Brennan, caduta nell’oblio dopo aver pubblicato in vita solo due raccolte di racconti. E che La visitatrice,
databile attorno alla metà degli anni ’40, sia dato alle stampe. Uno
scrigno prezioso, contenente perle di intatto lucore nonostante i
sessantanni di sepoltura.
Questa la vicenda. Alla morte della madre, fuggita a Parigi in seguito all’infelicità matrimoniale, la ventenne Anastasia
torna a Dublino. Ad attenderla nella casa natale c’è la nonna paterna,
che, non sapendosi rassegnare alla sopraggiunta morte del figlio, ne
attribuisce la responsabilità al dolore per la partenza di Anastasia.
L’incontro, dietro l’iniziale formalità delle buone maniere, si
trasforma ben presto in un titanico scontro tra due ferree volontà di segno opposto:
il bisogno di accettazione a ogni costo della nipote a cui si oppone il
perfido rifiuto della nonna. La Brennan, con meticolosità
stupefacente, registra dettagli rivelatori di ogni sfumatura.
Descrivendo Anastasia – almeno a giudicare dalla foto di copertina – pare compilare un autoritratto: “Aveva
i capelli scuri e spazzolati con cura a lasciar libera la fronte. La
bocca era ostinata, gli occhi interrogativi, le sopracciglia sottili e
ribelli”. Dando credito a questa suggestione, va riferito anche che dice di lei che “era ansiosa di piacere”.
Sarà un caso che Maeve Brennan, in un crescendo di allucinazioni, abbia
trascorso gli ultimi anni della propria vita in una clinica per
malattie mentali?
Colonna sonora: GOLDFRAPP Supernature
BAZAR COLLECTION
SUPER SIZE ME – Morgan Spurlock (Feltrinelli. Dvd + libro 96 pp., 16,90 euro)
Super size me
ovvero il film che dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole
italiane di ogni ordine e grado. Ma, dubitando che possa avvenire,
sarebbe almeno auspicabile che ogni adulto che si senta in qualche modo
responsabile dell’educazione alimentare di un minore se lo procurasse,
investendo 100 utili minuti nella visione collettiva del dvd edito da
Feltrinelli.
Allora: qui abbiamo un eroe. Un ragazzone americano in perfetta forma fisica. Che si chiama Morgan Spurlock.
Che, essendo socialmente sensibile, si preoccupa per i suoi
connazionali americani. Che pare, il 60% di loro, essere obeso. Al
punto che presto, senza un’inversione di tendenza, i danni diretti e
gli effetti collaterali di questa condizione diverranno la prima causa
di morte negli USA. Morgan ha un sospetto: che possa esserci una correlazione tra l’abitudine di consumare pasti ai fast food e l’obesità. Perciò si mette in gioco, prestando il proprio fisico a un esperimento: per 30 giorni consumerà i tre pasti quotidiani esclusivamente al fast food per antonomasia, McDonald’s. Inutile dire che gli effetti saranno devastanti, oltre ogni peggiore previsione. All’aumento di peso, colesterolo e trigliceridi, si aggiunge la depressione e l’inappetenza sessuale.
Non è un segreto - ma è bene renderlo noto ai più e fare sì che non lo
dimentichino – che ogni prodotto di McDonald’s contiene zuccheri.
Morgan cerca di capire il perché con l’aiuto di esperti nutrizionisti,
dato che quelli di McDonald’s si negano. Viva Morgan e il suo coraggio!
Divertente e ben documentato, grazie anche all’approfondimento offerto dal libro.