Allora Ilda: “Come lo fanno le ragazze”? Io, una volta chiuso il libro, mi sono reso conto di non essere in grado di dare una
risposta concisa e generalizzante. Mi sembra anzi di poter dire che lo fanno in maniera molto eterogenea…
Rispetto
alla mia generazione, quella delle “ ragazze degli anni
settanta “ c’è un cambiamento, direi quasi epocale.
Intanto queste giovani donne parlano tranquillamente di
masturbazione e cominciano a praticare l’autoerotismo sin
dall’età di quattordici, quindici anni. E questo è molto
importante, perché vuol dire che si conosce il proprio corpo
e si ha un rapporto diretto con l’orgasmo,
con il proprio piacere: un primo fondamentale passo per
l’elaborazione di una “propria cultura del piacere”.
In secondo luogo non ‘c’è più un solo amore, ma tanti amori. Le relazioni sessuali che per queste ragazze cominciano qualche anno dopo l’esperienza della masturbazione ( ma solo qualche anno dopo ! ) sono varie e portano sempre di più ad una conoscenza di se stesse, del proprio corpo, all’elaborazione di una identità ben sganciata dai desideri e le proiezioni maschili. Queste ragazze sanno e pertanto “osano” chiedere al maschio, manifestano apertamente le loro esigenze, non si accontentano.
Per le ragazze della mia generazione dichiarare di non aver provato l’orgasmo, voleva dire sentirsi immediatamente accusata di essere frigida . L’uomo non metteva quasi mai in discussione la sua capacità di far felice una donna. Oggi fortunatamente i ragazzi si mettono in discussione, sono disponibili a comprendere che quella femminile è una sessualità diversa dalla loro e ad accoglierla.
Educazione impartita dalla famiglia, prime esperienze, ruolo ricoperto nella società da adulte:
ti sei fatta un’idea di quale sia il fattore determinante l’approccio verso la sessualità?
La sessualità è come
una scala, ogni gradino è un passo verso una maggiore
conoscenza di se stessi. Per le ragazze di questo inizio di
secolo è il mezzo per arrivare ad una identità completa,
autonoma . Non basta l’emancipazione per la creazione
dell’identità femminile, ci vuole un’identità psicologica,
quindi sessuale, autonoma.
Il maschio. Mi sembra che dai racconti delle singole storie di queste ragazze emerga anche un quadro di come lo fanno i ragazzi.
Anzi, statisticamente è ancora più preciso, dato che ognuna di loro racconta rapporti avuti con più di un partner. Molte sostengono che i coetanei maschi,
al contrario di loro, spesso desiderano avere rapporti sessuali del tipo “chi c’è c’è”. Che ne pensi?
In filigrana, attraverso
le esperienze di queste ragazze, appaiono i maschi, fragili,
un po’ spaesati, ma teneramente accoglienti, pronti a
cercare di comprendere un mondo che appare loro sempre
diverso, il mondo delle nuove donne. Alle volte si
spaventano, alle volte vorrebbero scappare, altre volte
vorrebbero rapporti del tipo “ chi c’è, c’è”, ma in linea di
massima mi sembra che stanno crescendo anche loro e che possiamo
essere ottimisti per il futuro.
Il padre. Mi sembra che nella maggior parte delle storie il rapporto avuto con il padre
influenzi la scelta del partner: l’innamoramento scatta per individui che ne ricalcano le
caratteristiche
o, al contrario, per altri che
non abbiano niente in comune con loro. E’ così?
L’innamoramento per il padre è forte
in quasi tutte le ragazze di cui ho raccontato la storia e
certamente influenza la scelta del partner in un senso o nell’altro, a seconda se si risolve con
una presa di distanza cosciente dal padre o invece se si
rimane invischiati nei desideri infantili.
La madre. Dato che molte delle ragazze raccontano di madri della generazione che ha fatto il ’68, mi ha un po’ sorpreso accorgermi che sull’argomento sessualità le figlie lamentano una certa
difficoltà di dialogo. Tanto più
oggi, in cui
l’autorità genitoriale pare assolutamente scomparsa a beneficio di rapporti amicali, forse malsani.
E’ vero le madri della mia generazione
hanno avuto paura di raccontarsi, di far capire soprattutto
alle figlie quante lacrime e sangue hanno versato per
conquistare se stesse, la libertà di essere se stesse.
Alcune forse non si raccontano, perché hanno paura di ammettere di essere tornate
indietro, di aver avuto paura di quella libertà tanto
duramente conquistata, altre perché pensano che la libertà
oggi per le ragazze è nell’aria che si respira, nei corpi
stessi che noi abbiamo consegnato loro liberati, altre
infine hanno paura per loro , per le figlie, di vederle
soffrire nei rapporti con l’altro sesso, così come hanno
sofferto loro…..
Nella prefazione tu dici: “il loro linguaggio – nei momenti in cui si parla specificatamente di rapporti sessuali –
mi è sembrato scarno, direi quasi povero, alle volte uniforme”. Il
linguaggio delle loro madri, quando avevano la stessa età,
era più complesso, ricco e variegato? Come e perché?
Hai ragione, il nostro
linguaggio forse era assai più povero, quando si parlava di
sesso, ma assai più ricco quando si parlava di relazioni
sessuali e sentimentali. La nostra parola, la parola delle
donne, riunite in gruppi di autocoscienza, o strillata per
le strade nelle manifestazioni, ha cambiato
il mondo e non riconoscere il valore di questa rivoluzione (
l’unica incruenta nella Storia ) oggi, come molti fanno,
vuol dire proprio non avere il senso di quanti progressi
siano stati fatti proprio grazie alla parola delle donne.
Come hai fatto a farle parlare di argomenti così intimi, come la masturbazione, i desideri
sessuali, le trasgressioni? Molte di loro si sono confessate come forse solo dallo psicanalista. Ci sveli il trucco?
Non c’è trucco e non c’è inganno ( era un giochino di bambini
o che ? ), c’è stata solo
la voglia di ascoltare e in loro la voglia di parlare. Io
non ho giudicato e loro si sono aperte.
Come ti è scattata la molla a scrivere un libro come questo? Io ho avuto la sensazione che, almeno il tuo approccio iniziale, fosse di timore nei confronti di un possibile ritorno all’indietro da parte della generazione delle figlie nei confronti delle lotte delle madri. Sbaglio?
No, non sbagli e questo
ritorno indietro, in realtà, nonostante quello che raccontano
le mie ragazze, cè. Basta vedere fine ha fatto questo
referendum. Ancora una volta sul corpo delle donne si sono
“scannati “ in prevalenza gli Uomini, dagli Uomini della
Chiesa a quelli della Politica. Per paura, per volontà di
controllo. “ Sessualità e riproduzione “ in mano alle donne,
libere di scegliere, incute paura, te lo dimostra, nel suo
piccolo, un libro come il mio,
osannato e detestato
nello stesso tempo, perché rimette in gioco fantasmi e
sogni dal’68, al femminismo, al sesso
: tabù che ancora spaventano.