BAZAR SEGNALA
PER GRAZIA RICEVUTA – Valeria Parrella (Minimum fax. 107 pp., 9,50 euro)
“E’
una cosa da mettere in conto. La mettiamo talmente in conto che non ci
fa troppa paura, e la sfida è proprio a non averne, di paura”. La
frase si riferisce alla possibilità di finire in prigione spacciando,
ma potrebbe anche stigmatizzare la condizione del vivere a Napoli nel
2005. Valeria Parrella è tornata con un libro ancora più bello di
quello d’esordio: la scrittura dei 4 racconti è sempre più distillata,
eppure più densa che mai di emozioni palpitanti vita.
Il ventre di Napoli –
che oscilla tra l’essere immobilmente lasso e pronto a esplodere,
gonfio com’è d’aria irrespirabile – è emergenza nazionale volutamente
ignorata. La Parrella ci restituisce questo clima di
sopravvivenza quotidiana, l’amare in tempo di guerra, attraverso il
sismografo dell’animo femminile, ipersensibile anche quando si tratti
di donne offese fin da piccole dalla durezza del campare. Donne che
sanno che il coltello “non fa male, che quando entra nella carne manco te ne accorgi”,
che avrebbero voluto fare le estetiste e le madri, ma si ritrovano in
carcere a tirare su i figli tra assistenti sociali e istituti di
correzione. E’ come se gli uomini, con la loro maschia leggerezza,
avessero più chance di cavarsela. Se sono anziani e hanno prelevato al
bancomat, basta siano guardinghi, pronti a cedere il malloppo alla
minima minaccia. Se giovani lavoratori in nero, dediti alla
riproduzione degli Anna Frank e dei Siddharta, possono sempre scegliere
di tornare a studiare la chitarra.
Ma non c’è solo la città, qui. Anzi, nel racconto più bello (L’amico immaginato),
Napoli sa farsi sottofondo mare. E’ la storia tutta borghese di un
tradimento coniugale, consumato più che altro cerebralmente - “si sentiva la febbre addosso, la febbre era lui ma anche la sua assenza” - non per questo meno gravido di conseguenze. Del resto, l’immaginazione è sovversiva rispetto alla realtà.
Colonna sonora: MEG Simbiosi
TALENT SCOUTING
MACCHIE – Andrea Tonolo (Robin BdV. 160 pp., 13 euro)
Dice: se fosse uscito da Adelphi e Pietro Citati gli avesse dedicato uno dei suoi vaticini encomiastici sul paginone centrale della cultura di “Repubblica”, Macchie avrebbe potuto essere il caso editoriale dell’estate. Sentite l’incipit:“Non
c’è, si direbbe, una soddisfazione più grande: poter guardare in
controluce il pavimento del soggiorno e dell’ingresso, mettendosi dalla
parte della porta di casa, inchinandosi leggermente e vedere la fuga
delle mattonelle, lucide e linde […] vivere nella pulizia e nell’ordine
[…] ci si sente giusti, si fa il proprio dovere”. Riconoscete lo stile cosiddetto kafkiano,
una prosa piana a descrivere la reificazione delle emozioni? E non da
meno è il plot: giovane coppia benestante, stanziale in valle montana
immacolata, nevroticamente unita dalla ricerca della perfezione
formale, un giorno – causa macchia indelebile nel pavimento – scopre la
fragilità delle fondamenta su cui aveva eretto il proprio modello
esistenziale. E inesorabilmente crolla, all’improvviso e senza
ripensamenti.“Quanto sembra inutile la vita, in certi
momenti […] quanto è sciocco desiderare e illudersi che possa andare
secondo il proprio desiderio”. Perché così è la vita: più a lungo cerchi di ingabbiarla per evitare contrattempi dolorosi e più forte ti deflagra tra le mani, fulmineo fuoco d’artificio che sventaglia a raggiera un novero infinito di possibilità.
Atmosfere
algide, disturbanti, da depressioni covate che sfoceranno in tragedia -
frutto della scrittura controllata di Andrea Tonolo – parzialmente
stemperate da una trovata che rende ambiguo il finale. Materia
cinematografica per un ottimo thriller psicologico…
Colonna sonora: ROYKSOPP Understanding
PENSARE LEGGENDO
IL SECOLO CINESE – Federico Rampini (Mondadori. 350 pp., 15 euro)
CINA SpA – Ted C. Fishman (Nuovi Mondi Media. 358 pp., 18,50 euro)
Una nota a beneficio esclusivo di chi leggerà queste righe nel 2100: sappiate - voi che avete potuto verificare se il XXI secolo sia stato davvero il “secolo cinese”, così come il XX è stato quello americano e il XIX quello inglese – che il 2005 fu l’anno della definitiva consacrazione di questa premonizione. Infatti, in quei mesi, bastava entrare in una qualunque libreria del mondo occidentale per trovare interi settori dedicati all’avanzata dell’impero cinese – quasi fosse una saga fantasy – dove ordinatamente impilati facevano bella mostra di sé tomi che cercavano di spiegare ad apprensivi lettori come difendersene o a sfruttarne le inedite potenzialità.
Da quelle pile abbiamo estratto due titoli: Il secolo cinese di Federico Rampini, corrispondente da Pechino di “Repubblica” e Cina Spa di Ted C. Fishman,
giornalista del “New York Times”. Sorprende notare che pur avendo una
struttura simile – brevi capitoli, fenomeno economico cinese descritto
attraverso storie esemplari, incontri con uomini influenti cinesi e non
– tra i due libri non c’è alcuna involontaria sovrapposizione, e ciò a
ulteriore dimostrazione delle dimensioni mostruose di questa “nuova” realtà.
Entrambi testi molto ben documentati e senza tesi precostituite,
godibili e in grado di soddisfare molte curiosità, si differenziano
parzialmente in funzione del tipo di lettore per cui sono stati
pensati: l’italiano e l’americano. Perciò, la conclusione
tranquillizzante la lasciamo patriotticamente alla voce di Rampini: “chi
vive in mezzo ai cinesi impara ad ammirare la meravigliosa vitalità
della loro società civile, la loro cultura sofisticata, la loro
fantasia e saggezza, la loro curiosità per l’estero”.
Colonna sonora: ROISIN MURPHY Ruby blue
UPPER READERS
NONBUTTIAMOCI GIU’ – Nick Hornby (Guanda. 296 pp., 15,50 euro)
Una
raccomandazione: se accarezzate l’idea di suicidarvi - e avete
intenzioni “serie” - evitate di farlo l’ultimo dell’anno. O i giorni di
S.Valentino, Natale e Ferragosto: insomma tutte quelle date in cui il
vostro progetto potrebbe risultare poco originale, o addirittura
inflazionato. In tal caso il rischio è che, una volta arrampicati sul
tetto di un grattacielo, e ormai spenzolanti dal cornicione, possiate
ritrovarvi in compagnia d’una moltitudine di disperati come voi, con
l’effetto indesiderato di sentirvi improvvisamente ridicoli e farvi
desistere dall’intento.
E’ ciò che accade ai 4 protagonisti dell’ultimo romanzo dell’inglese Nick Hornby,
uno bravissimo nel rendere credibili vicende al limite dell’ordinario.
I nostri eroi non potrebbero essere più eterogenei: un giornalista
televisivo travolto dallo scandalo x un flirt con una quindicenne, una
madre la cui esistenza è condizionata dalla gravissima disabilità del
figlio, una sciroccata teenager aggressiva e viziata e un trentenne americano musicista fallito appena mollato dalla donna.
Eppure, in qualche modo, la comune esperienza del tentativo abortito
costituisce unlegame inaspettato: un bisogno di farcela, tutti insieme.
Insomma, un’esortazione alla solidarietà, intesa come faticosa
immedesimazione nelle problematiche altrui.
Se il libro si legge
d’un fiato e non risulta mero esercizio retorico è merito di Hornby,
che, lasciando briglia sciolta ai personaggi, ci ricorda che “ci sono altri modi per morire, senza suicidarsi: si può lasciar morire delle parti dentro di noi”.
Colonna sonora: NICK DRAKE Five leaves left
OLD FASHION
IL BALLO – Irène Némirovsky (Adelphi. 83 pp., 7 euro)
Una
storia terribile: quale può esserlo una vendetta dagli esiti dirompenti
ma incalcolati da chi la compie. Una vicenda di ribellione che si
consuma in due mondi chiusi: l’alveo familiare e il milieu borghese europeo degli anni Venti del secolo scorso.
Antoinette ha 14 anni, non è ancora una donna ma non è + una bambina. Rifiuta tutto ciò che ha intorno, bramando ciò che le manca. Disprezza
la madre, in un crescendo parossistico, ravvisando edipicamente in lei
motivo di intralcio alla propria trasformazione in essere adulto.
Fin qui, tutto normale: una situazione archetipica. Oggi diremmo di
Antoinette che è“in piena tempesta ormonale”. Se non fosse che la
condotta della madre è condizionata da un’ambizione di riscatto
sociale: dopo una gioventù di stenti, non intende cedere il passo alla
figlia, ora che ha conquistato – con una miscela di arrivismo e
casualità - la tanto agognata agiatezza. Però, per accedere veramente
allo status di ricchi, manca ancora il riconoscimento della buona
società locale. E allora ecco l’idea brillante: dare un ballo, per
mostrare a tutti i fasti che si è in grado di allestire. Di far
partecipare Antoinette però, non se ne parla nemmeno. Quando gli ospiti
arriveranno - i tanto vagheggiati adulti - lei sarà già a letto da un
bel po’. Ma la madre non ha fatto i conti con la rabbia repressa della
figlia, moltiplicata da quel rancore che lei stessa ha covato nel suo
animo.
Il ballo è una novella perfetta sul tema delle
ambizioni sbagliate, dove l’ipocrisia del contesto è incarnata
dall’immagine dei camerieri che di nascosto tracannano lo champagne
dalle bottiglie. Il finale poi è di una tensione quasi insostenibile.
Colonna sonora: KEITH JARRETT Radiance
BAZAR COLLECTION
QUESTA SERA SI RECITA MOLIERE – Paolo Rossi (BURsenzafiltro. Libro+dvd 19,50 euro)
Evviva la censura! Perché senza l’improvvisa decisione dei vertici di Raidue di non mandare in onda la seconda parte di Questa sera si recita Molière, molti di noi, disattenti nei confronti degli eventi catodici, forse non avrebbero mai visto questo imperdibile spettacolo di Paolo Rossi
e della sua Compagnia del Teatro di Rianimazione. Che invece ora arriva
in libreria, grazie alla BURsenzafiltro, sottoforma di dvd con annesso
libretto contenente il copione e l’originale molieriano da cui è stato
ispirato.
Tentare di raccontare la pièce sarebbe insensato, anche
perché le parti migliori sono le gag improvvisate e i monologhi
sull’attualità politica. Meglio che l’autore stesso enunci i contenuti:
“la figura del ciarlatano, i meccanismi del potere, un uomo
che finge di essere ciò che non è e induce tutti gli altri a credergli”. Insomma: una storia universale, che per ovvie ragioni contingenti ha come bersaglio Berlusconi (anche se, rappresentata a Cracovia, il pubblico riteneva trattarsi di Lech Walesa…)
Detto
che la compagnia è composta di attori affiatati ed eclettici e che la
visione di Paolo Rossi con la parrucca di boccoli cotonati neri è
impagabile, riportiamo con piacere un assaggio di portata: “E
poi basta con questa storia che va raccontando il borgomastro della
città di Milano – il dj Albertino – che l’aria è inquinata! Non è vero.
Sono gli alberi del Parco Lambro che da cinquant’anni non fanno un
cazzo! Diciamolo!”