I gatti tra loro si salutano strofinandosi vicendevolmente il muso: ma come salutano noi umani?
Per i nostri mici la statura dell’essere umano costituisce un problema e allora sono costretti a utilizzare con noi altre tecniche di comunicazione, come lo strusciarsi contro le nostre gambe o contro la nostra mano tesa a far loro le coccole. Tendenzialmente sarebbero spinti a cercare la nostra testa, o il nostro naso ecco perché, non riuscendo ad arrivare dove vorrebbero ripiegano in un leggero salto sollevando le zampe anteriori.
Ma che contatto si stabilisce con il nostro micio quando comincia a strusciare il musetto sulle nostre gambe incurante delle nostre contorsioni per non rovinare a terra?
Inizia dalla testa per poi strofinare tutto il corpo finendo spesso con l’arrotolare la coda su una gamba, poi si gira e comincia con il fianco opposto. Quando il micio finisce questo rituale si allontana, si siede e comincia a leccarsi. L’abbiamo forse sporcato con i nostri abiti? Non ci siamo lavati le mani prima di toccarlo e se ne è accorto? Nulla di tutto ciò, malgrado il gatto sia per natura “schizzinoso”. Quando si avvicina e si struscia vuole scambiare “odori” con noi; infatti è sulle tempie, agli angoli della bocca e sulla base della coda che si trovano speciali ghiandole odorifere.
Il gatto strusciandoci ci “marca”, non in senso calcistico, ma con il suo odore. Eppoi, leccandosi ci “assaggia”, e lo fa passando la lingua sul pelo che è entrato in contatto con noi.
Quindi attenzione che la scelta dei profumi sia condivisa: “Chanel” potrebbe non essere di suo gradimento!
Sull’olfatto dei gatti: http://www.micimiao.it/olfatto.htm
E allora per quest’estate vi consiglio un libro, “Il gatto giorno per giorno”, di Roberto Allegri (Armenia Editore).
Scrive l’autore nell’introduzione: “L’amicizia
dei miei gatti è fonte di insegnamento. Con loro è come se andassi
all'Università ogni giorno perché con la pazienza di saggi professori,
mi spiegano un po’ del loro mondo, mi svelano qualcuno dei loro
segreti. Io li osservo, cerco di entrare nei loro comportamenti
facendomi mille domande. E sono loro che prontamente mi danno la
risposta. Lo fanno parlandomi, ma senza usare la voce perché sarebbe
banale e scontato per un gatto. Utilizzano invece il linguaggio sottile
del corpo e degli sguardi, un sistema di comunicare che col tempo si
finisce per imparare. La cosa straordinaria è che, osservando i miei
gatti, scopro anche cose nuove su di me. Perché noi ci riflettiamo
sempre nei nostri animali. Diamo loro abitudini e spesso vizi che ci
appartengono e così, guardandoli, è come stare davanti a uno specchio.
Il mio amico, lo scrittore Mauro Corona, mi ha confidato che <<il gatto è una persona seria, non è finto e ci sbatte sempre in faccia i nostri difetti>>.
Passando la vita coi miei gatti, ho quindi l’occasione di migliorare.
Io li seguo nei campi in primavera, mi siedo accanto a loro nelle
giornate di pioggia autunnali, me li ritrovo a dormire accanto nelle
notti di neve e li accarezzo all’ombra degli olmi in estate. Scopro che
la loro vita cambia con la musica delle stagioni,
suscitando in me molta invidia per la confidenza che sanno dare alla
Natura. Mi ricordano così che un tempo lontano, anche noi esseri umani
eravamo parte di quella Natura che non ha mai smesso di chiamare, ma
che in qualche modo noi abbiamo voluto dimenticare”.