Cosa accade quando il cielo si fa più blu, i gridi di rondine aprono a cerniera l’aria,
la luce perdura e si comincia a sentire, a volte, caldo, spogliandosi?
Cosa
accade quando cambia la fame e la pressione, il sonno si strappa, le abitudini
si disordinano cedendo a piccole, nuove, improvvisazioni?
Cosa accade quando
piomba una spinta improVVisa, certa, che ci intenziona e
dirige verso l’altro, concentrati in una voglia personalissima di
contatto?
Nonostante la primavera sia parte di un solito, unico ciclo e sempre lo stesso da sempre, al suo farsi accade a molti di avvertire un tremolio, un senso eccitante di sveglia e risveglio, come in una prova generale per un possibile palesarsi di una nuova, grande occasione: tutto si apre intorno e per mimesi e imitazione può succedere lo stesso in noi, anche se, da tempo, immobili in una postura stanca ma sicura.
Come approfittare di un antico movimento
planetario (minimale), identico, geometrico e ripetitivo, per risvegliarsi ed
evolvere?
Forse, provando a coincidere con quel momento.
In scienZa e in aMore, ogni trasformazione è percepita come un cambiamento
irreversibile e definitivo, una corruzione dello stato precedente verso nuove
forme e sostanze dell’essere (per questo la malinconia, insieme alla gioia, nel
crescere? Per questo quello struggimento
inesprimibile ogni volta che si raggiunge qualcosa di atteso, si soddisfa
un desiderio, si conquista una meta cui ci si è dedicati nel tempo?).
Difficile allora stare dentro a una trasformazione: rinunciare a una
identità definita, a una posizione cartesiana, a un equilibrio ragionevole,
all’estetica dell’ideale, al contenimento cardinale, alla collocazione omologata
tra ascissa e ordinata. Difficile.
Eppure, resistere alla paura di stare nel movimento mentre accade (senza baricentro), coincidendo, anche per un attimo, con ciò che avviene mentre avviene, dementi (senza mente), imbecilli (senza azione), diSABili (senza capacità), ignoranti (senza certezze), abbandonando egocentrismi tolemaici, può lanciarci nell’attesissimo mistero dove tutto cresce.
Senza memoria né progetti, senza tensione vigile e strategica sul possibile ma invece mollemente aperti all’ignoto del futuro (che un po’ per volta velocemente si fa presente) può accadere di rispondere agli stimoli in un modo per noi diverso dal solito: può accadere di evolvere.
BaZar ricerca un movimento pacifico ma incessante, somma (equilibrata) di quell’esperienza vitale che contiene e comprende disordini, inciampi, fratture, stonature e daltonismi.
Viva la primavera!